giovedì 20 febbraio 2014

Le ferite della Palestina

Sono le due di notte quando centinaia di soldati con le jeep invadono Kuffr Qaddum. Sono divisi in due gruppi e ogni gruppo ha in mano una lista di nomi. Si presentano alla casa di Murad Shtaiwi e bussano alla porta. In due lo prendono (anche se non fa resistenza) lo spintonano e lo buttano per terra. Murad perde le scarpe, lo trascinano sulle ginocchia e lo portano vicino alla jeep. Gli schiacciano la testa sulla strada, lo bendano e tentano di legargli le mani dietro alla schiena, ma Murad si oppone. Gli legano le mani davanti con una fascetta di plastica alla quale danno uno strattone per fargli male quando la chiudono.
Murad da quel momento non vede più nulla perchè bendato, ma capisce dai rumori che lo portano nell'insediamento illegale e per le modalità che hanno usato ha pensato al peggio.
Mentre accade tutto questo a Murad, vanno anche in altre case e arrestano altri 6 shebab. Uno di loro, in particolare, viene picchiato ed è ferito e Murad sente che grida "sto sanguinando dalla testa, mi hanno picchiato con le pistole". Di quest'ultimo ad ora, mentre sto scrivendo, non si sa più nulla; nemmeno se sia stato portato in qualche ospedale.
Murad viene detenuto per ore, fatto inginocchiare e lasciato lì, fatto star in piedi immobile per dure ore e lasciato lì e poi viene "invitato" a fermare la manifestazione di venerdì e gli atti violenti.
Murad risponde " Io non ho il potere di fermare la manifestazione perchè sono le persone che vogliono manifestare, non sono io che le faccio manifestare. Ma, a proposito di atti violenti, voi mi avete sparato dentro a casa, rotto i vetri, la mia figlia piccola è rimasta intossicata, rapito in questo modo e quindi vi chiedo.... chi è che fa violenza?"
Murad viene rilasciato dopo ore e anche altri 3 shebab, che però vengono liberati ad Immatin, un altro villaggio. Rimangono detenuti 3 shebab fra i quali quello ferito.
E' il tramonto, Odai ci ha invitati a cena a casa sua a Kuffr Qaddum e andiamo lì, dalla sua famiglia. E' l'ora con la luce più bella in Palestina.....Ma sentiamo gli spari.
Mi dicono che è tutto normale, perchè tutte le sere dal campo militare si sentono per ore gli spari: "si esercitano". La cena è pronta, la famiglia è bellissima e siamo tutti attorno al tavolo a mangiare, con sottofondo di spari.
Penso allo shebab ferito che non si sa dove sia, è il cugino di Odai. La mamma di Odai trema ancora per la scorsa notte. Nessuno nel villaggio ha dormito, così terminato il cibo decidiamo di andar via. Abbiamo anche sorriso un pò stasera, seduti attorno ad un tavolo, un cielo di stelle in una terra piena di ferite ed ogni ferita è al cuore dell'umanità.




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