lunedì 2 febbraio 2015

MARTIRE AHMED IBRAHIM

La madre di Ahmed
Il padre di Ahmed
Ahmed Ibrahim

L'alto ieri c'è stato un altro giovane martire in Palestina. Un altro ragazzo ucciso dai soldati nazisti israeliani.
Mentre leggevo la notizia da un tweet, iniziava a squillare il telefono: “abbiamo un martire a Burin, Nablus, non andare sul posto perchè è pieno di soldati che hanno chiuso la strada. Il suo corpo è ancora sulla strada per terra, sta scorrendo il sangue, ma non lasciano passare l'ambulanza per prendere il corpo e soccorrere un altro ragazzo ferito”.
Il martire è Ahmed Ibrahim Najjar, 19 anni, il ferito è il fratello. Dopo 3 ore gli israeliani lasciano andare il corpo che viene portato al Rafhidya Hospital di Nablus. Si perdono le notizie sul fratello ferito.
Ieri sono andata al funerale. Straziante. Il padre è conosciuto, è l'uomo che raccoglie la spazzatura nei villaggi di Burin, Madma e Assira. Una famiglia povera. Il giovane Ahmed aveva lasciato la scuola ed aveva iniziato ad aiutare il padre. Vivono nel villaggio di Burin, fra gli insediamenti illegali israeliani di Bracha e Yitzhar. Il villaggio è sotto continuo attacco dei coloni israeliani e dei soldati. Quest'ultimi hanno attaccato spesso la scuola di Burin, provocando shock e paura nei bambini e con conseguenza la reazione degli shebab che intervengono per proteggere i bambini. Moltissimi gli shebab rapiti o feriti dai soldati. Un'altra cosa che fanno quasi ogni giorno è appostarsi sulla strada principale con un checkpoint volante, vicino al ponte fra Burin e Madma.
L'altro ieri i soldati si erano appostati un'altra volta in quel punto, ma hanno creato una trappola. Sono stati lì poco, poi sono saliti sulla jeep e se ne sono andati. In quel momento gli shebab si sono avvicinati per tirargli pietre e forse una molotov. In realtà avevano lasciato dei soldati a piedi, nascosti fra gli ulivi dall'altra parte del ponte. Quando gli shebab sono arrivati vicini, hanno sparato diretto ad Ahmed e suo fratello. Distanza ravvicinata, la distanza di una strada. Ahmed è stato colpito da un proiettile che gli è entrato vicino al naso ed è uscito dal collo e da un altro proiettile che gli è entrato dal collo.
Il suo corpo è rimasto per 3 ore su quella stradina sterrata e la terra oggi ha ancora una larga pozza di sangue. Non ci sono foto della molotov e i media israeliani divulgheranno la notizia con “aveva intenzione di tirare una molotov”.
Nel frattempo la famiglia, che affrontava la perdita del figlio, ha cercato di salvare l'altro figlio; chiudendolo in casa. Ma i soldati non sono andati via e per tutta la notte hanno fatto raid nelle case di Burin. Poi sono arrivati, all'alba, nella casa che cercavano. Ci sono arrivati portando due spie, con volto coperto. Sono entrati nella casa del giovane martire e le spie non parlavano, solo hanno indicato con il dito quale porta aprire e qual'era il ragazzo da prendere.
Se lo sono portati via, il fratello ferito di Ahmed. Rapito.

Il funerale, ieri, ha avuto una grande partecipazione. Il padre si è sentito male. La madre urlava dalla disperazione. Una famiglia distrutta, un'altra famiglia alla quale hanno bruciato il cuore. Un'altra famiglia palestinese vittima del genocidio che israele sta perpetrando.

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