martedì 8 settembre 2015

1 GIORNO AD AMMAN


Ieri è stato il mio primo giorno ad Amman, Giordania, o meglio.... Palestina (visto che per me la Palestina va dall'Egitto alla Siria). C'è stata da subito l'accoglienza e l'ospitalità palestinese, ma su quasi tutte le persone che ho incontrato pesa la stessa mannaia: palestinesi che non possono rientrare in Palestina. Deportati, come me,  o "una volta usciti, mai più fatti rientrare". Ho incontrato uno di Gaza che quando gli ho detto che ero stata per lungo tempo in Palestina ha annusato l'aria..per sentire l'odore della sua terra. Vende il caffè, è un profugo.
Amman è una città enorme, dove ti sposti di 40 km e sei ancora nella città. Tutte le costruzioni sono recenti, palazzoni e qualche grattacielo, visivamente architettura degli ultimi 50 anni ovviamente nata dopo l'Intifada. C'è lo stesso cibo della Palestina, gli stessi suoni (carrettino dei gelati, uomo con il megafono per la verdura, stesso traffico per le strade, stesse musiche) la stessa aria. In fondo, sono a pochi km da Nablus e continuo a guardare all'orizzonte perchè so che è lì. Ho lo stesso clima di Nablus che stamattina si è svegliata nella nebbia, come qui. Insomma, sono a mezz'ora di strada dalle persone che non potrò più riabbracciare e da quegli scontri nei quali non posso più fare da scudo umano. Questa mattina mi sono tornate in mente le parole che ho sentito in un film, "taxi Tehran".. : "quando racconti la verità fanno così per fermarti... dapprima cercano di farti passare per un mossad o dicono che hai offeso la sharìa, poi ti rapiscono e ti mettono in prigione dove ti torturano in qualche modo, e quando esci scopri di essere in un'altra prigione...".


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