martedì 22 ottobre 2013

ISRAELE METTE LE MANI SUI NOSTRI RIFIUTI

ARTICOLO PUBBLICATO SU WWW.PALESTINAROSSA.IT

Non è cosa nuova che israele colonizzi con le sue attività economiche altri Paesi, oltre ad aver occupato la Palestina le sue mire sono ben più lunghe. Ma, una notizia passata in sordina mi è giunta ieri e parrebbe che quest'attività si stia espandendo grazie all'appoggio delle giunte piddine.




Si parla di alternative al riciclaggio dei rifiuti, già, perchè l'alternativa agli inceneritori/tumori che doveva essere il riciclo dei rifiuti non decolla grazie alla nostra politica che trova “l'alternativa”. E persino Carla Poli, del centro di riciclo di Vedelago, che va in tutto il mondo ad esportare la sua fiorente tecnica, in Italia fatica a decollare perchè creerebbe troppi posti di lavoro e qualcosa di buono dai rifiuti. Ecco allora la genialata made in israele: il bio-arrow. Il primo impianto di bio-arrow nasce a Tel Aviv, poi invadono altri Paesi poverissimi e l'Australia e la California, fino ad arrivare qui in Italia dove per ha ricevuto la benevolenza delle giunte PD, ma che grazie all'Europa non è ancora decollato.
Come funziona il bio-arrow? Niente raccolta differenziata, si butta tutto assieme, vengono raccolti i rifiuti e buttati in una vasca piena d'acqua. I materiali più pesanti (ferrosi e assimili) si depositano sul fondo e quelli più leggeri rimangono a galla. Questa è la prima separazione. Dopo, una calamita separa ulteriormente i metalli dagli altri oggetti pesanti e la parte invece leggera viene in parte separata a mano. Quello che ne rimane nell'acqua diventa... biogas e compost di ottima qualità (secondo chi lo produce). Resta ancora, poi, del materiale che diventa ecoballe che verrebbero utilizzate come riempitivo per le discariche.
Insomma un mostro di porcata a 3 teste. Se ne parla per la prima volta in Italia a Civitavecchia, dove viene approvato in pompa magna dalla Giunta piddina nel 2009. Fortunatamente si arena, in primis perchè è in netta contrapposizione con la direttiva europea 20-20-20 dove si dice che la differenziazione dei materiale deve essere fatta a monte (cioè nella raccolta) fatto appositamente per l'eliminazione delle discariche; secondo perchè anche a Civitavecchia stava partendo la raccolta differenziata porta a porta ed anche perchè cambiò la Giunta con le elezioni. Poi, rispunta a Napoli dove viene proposto da qualcuno del WWF (??!!), sembra che anche lì abbia fatto buca (e fortunatamente non è una buca per i rifiuti).
Ma, eccoli rispuntare a Brindisi! Qualche mese fa è stata depositata la richiesta d'autorizzazione e di spazio idoneo per la sua realizzazione, un terreno che dovrebbe essere in uso per il bio-arrow per 20 anni. Pur di farlo qui, gli israeliani sono disposti a pagare il totale dell’investimento, 12 milioni di euro e se il Comune vuole, potrebbero cedergli il 20 per cento dell’investimento. Una specie di royalties. A Brindisi c'è la raccolta differenziata, anche se non è partita in tutti i quartieri perchè hanno il problema di non avere un impianto abbastanza capiente per trattare tutto l'umido. Insomma, in un Paese dove è già invaso da discariche (anche abusive al sud perchè in mano alla mafia), da centrali di biomasse e inceneritori; ci mancavano gli israeliani ad importare la loro porcata.
La TARES con questo impianto non si abbasserà e soprattutto verremo multati dalla Comunità Europea. Ho dato un'occhiata alla Giunta brindisina, è del PD, Brindisi andrà a braccetto con israele e con l'inquinamento.
Spero, che la direttiva europea li fermi ancora una volta, ma l'escamotage è dietro l'angolo. Ma, aldilà dei trucchetti per realizzarlo comunque, ciò che dovrebbe fermare Brindisi è fare i conti con israele che sta compiendo un genocidio, che ha creato un sistema d'apartheid peggiore di quello visto in Sud Africa e che sta distruggendo da 100 anni tutti i diritti umani. La Giunta di Brindisi dovrà fare i conti con questo e con le proteste e i possibili boicottaggi che gli arriveranno.
Spero che la gente di Brindisi insorga perchè quella Terra verrà macchiata sì dall'inquinamento ma anche del sangue dei palestinesi che è stato e viene versato; e se non insorgerà sono certa che tutte le associazioni pro-palestina e che tutte le associazioni ambientaliste lo faranno e ci daremo appuntamento lì.
Samantha Comizzoli
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